Marialisa Povegliano nasce a Treviso nel 1947. Nel 1965 si trasferisce a Udine e dal 1971 vive a Feletto Umberto con il marito, tre figli e tre nipoti.
La sua passione per l’arte ereditata dal padre la porta a visitare musei e mostre in tutta Italia e all’estero. Da giovanissima frequenta una scuola di “figurinismo” a Venezia dove si diploma a pieni voti; questa esperienza le consente di frequentare anche corsi da modellista.
La passione per l’argilla nasce dalla forte attrazione dell’artista per la manipolazione di questa affascinante materia che le permette di essere sempre se stessa e comunicare le sue emozioni direttamente plasmando l’opera, quasi sempre senza bisogno di schizzi preparatori.
Negli anni pur dedicandosi intensamente alla sua famiglia, all’istruzione dei figli e all’azienda, non trascura mai la grande passione per l’arte. Ogni volta che si sente “ispirata” si reca nel suo laboratorio per iniziare una nuova opera, senza guardare l’orologio, senza pensare ad altro, concentrandosi sull’emozionalità sviluppata dal contatto delle sue mani con l’argilla. Tutto nasce e si sviluppa da se e l’opera si evolve fino alla sua chiusura.
Marialisa Povegliano è una persona molto impegnata nel sociale, collabora da oltre vent’anni con l’Università della Terza Età maturando una spiccata vocazione verso l’insegnamento di questa bellissima disciplina artistica.
Inoltre l’artista fa volontariato con bambini nelle scuole e con disabili. “I miei ragazzi -così li chiama- sono curiosi e giocano volentieri con la creta: bisogna farli amare la materia da subito”.
Negli anni sono numerose le mostre personali e collettive dell’artista. Le sue opere, infatti, sono state esposte anche alla Casa dei Carraresi a Treviso, a
Villa Contarini in compagnia di artisti di tutto il mondo. Una delle sue opere è stata selezionata per l’evento dedicato ai 500 anni di Giorgione.
I temi trattati dalla Povegliano per comunicare i suoi messaggi sempre positivi a chi ammira le sue opere sono: natura e uomo. La sua creazione artistica in oltre trent’anni di attività ha avuto una ricerca formale e cromatica molto significativa che non si arresterà mai. Nelle sue opere non vi sono mai spigoli vivi, questo per una scelta precisa dell’artista che non ama nella vita come nell’arte la rigidità della forma ma, altresì, la rotondità che rappresenta
dinamicità ed equilibrio allo stesso tempo.
Le opere della Povegliano sono spesso imponenti e si appropriano dello spazio in cui vengono accolte in modo armonioso e delicato. Rispecchiano sempre la visione positiva che ha l’artista dell’esistenza e le certezze e il pragmatismo di tutti i giorni. Pura energia librata nello spazio e donata all’osservatore.
Tutt’oggi Marialisa Povegliano crea le sue opere nel suo interessantissimo laboratorio situato a Feletto Umberto, in Via Cormor.
Introduce il colore Marialisa Povegliano Bulfone nelle sculture che, nella verità, hanno slanci e rotondità nelle forme. Nelle superfici lisce, pari alla finezza di una pelle, entrano strisce ondulate, ritmi cromatici, oggetti, pretuberanze a segnare le superfici, per avviare un ritmo nell’esaltare lo spazio. E sempre per ritmo emergono segni plastici in rilievo dai colori netti, tra contrasti e apparizioni.
“Premio Ponzano”
Concorso Nazionale d’Arte Contemporanea di Pittura,
Grafica/Acquerello e Scultura
II^ edizione (Giugno 2011)
1° Premio sezione Scultura
Marialisa Povegliano
Motivazione
Il modellato in ceramica a mò di scultura articolata e composta da vari pezzi mobili, dal curioso titolo “Complicità”, 2012, ci fa scoprire nell’autrice, una forza creativa di ampio respiro, tesa a scoprire spazi nuovi e a superare le barriere del fatuo, penetrando nei recessi dell’ignoto. Il curatore Pradella parla di implosione/esplosione, che a me pare dominata dal kronos, simboleggiato dalla sfera sommitale. Forse l’autrice ha visitato il parco romeno Tirgu-Ju, dove giganteggia la “Colonna senza fine”, 1938, di Costantin Brancusi, alta 37 metri. Lo slancio di tensione verso il cielo del grande scultore rumeno si concentra in questa ceramica di non grandi dimensioni, incarcerando a forza un intrattenibile anelito alla vita, rappresentata da cubi e mattoncini forati e sovrapposti in precario equilibrio di sensi.
Le opere di Povegliano si percepiscono soprattutto come opere tattili, che contrariamente alla pittura emergono e si sviluppano sopra la superficie ridando nobiltà alla profondità reale e non simulata dello spazio. Abbiamo a che fare con la pregiata tecnica delle ceramiche, che nella tradizione si presenta a tutto tondo come una scultura completa, ma che nel caso dell’artista vuole accostarsi agli spazi piani della pittura, esaltandone una visione frontale e dando alla ceramica nuove identità. Il risultato è legato a un’astrazione significativa della forma, legata al rapporto spontaneo ed espressionistico tra la mente e i suoi stati d’animo e il gesto delle mani, guidato verso una modellazione sensibile alle diverse varietà di forme, fra loro differenziati soprattutto sulla base dei volumi discostanti. I volumi sono spesso posti in contrasto con piani liberi e spaziali e spesso il contrasto è determinato solo dalle forme, perché dal punto di vista cromatico, vi è coerenza nell’artista, anche se a volte i colori usati sono in alcune situazioni particolarmente accesi, mentre in altre si esprime l’annullamento del colore in una condizione di candore assoluto. Il materiale tattile della ceramica sembra annullare il suo valore sensibile, rinnegare le sue origini quando desidera collocarsi sul piano del dipinto, con l’unico fine di scavare ed esplorare nuove identità, inattese soprattutto se si permette alla mente di evolversi e allontanarsi dall’origine primordiale. La bellezza del gesto artistico della Povegliano consiste nella capacità di scardinare la tradizione, percepita come limite, per compiere uno studio di vita capace di indurre il suo percorso, ma anche allo spettatore complice e coinvolto, verso nuove sorprese identitarie.
Nata a Treviso nel 1947, risiede a Udine dal 1965. La materia che le è più amica è la creta, o terra, che unita ad acqua e fuoco le consente di realizzare le sue idee. Talvolta usa la tecnica Raku, ma soprattutto direziona la ricerca sulla materia e sul suo naturale colore quello dell’argilla arricchendola con smalti composti e amalgamati fatti di materiali segreti e non ripetibili, cosicché le sue opere diventano esemplari unici.
Si avvicina all’arte a mezzo del disegno sin dalla più tenera età e intraprende così un lungo percorso attraverso l’arte, passione amica a volte concretizzata, a volte rimasta inespressa, ma sempre e comunque in primo piano nei suoi pensieri. Dalla materia grezza ad opera compiuta senza passare per il bozzetto perché secondo lei quello è già opera finita.
L’iter creativo della Povegliano non è mai ripetuto, è sempre studiato ai fini di ottenere il risultato espressivo voluto, ideato, atteso. L’espressione materica ottenuta dall’autrice è concepita libera da vincoli dimensionali e realizzata in oltre trent’anni di processo artistico.
Collabora con l’UTE da oltre vent’anni. Sue opere si trovano in diverse collezioni pubbliche e private. I temi trattati dalla Povegliano ai fini di comunicare i suoi messaggi sempre positivi a chi ammira le sue opere sono: natura e uomo.
Come dice l’artista: “ Nel momento in cui ho incontrato nel mio lungo cammino artistico l’argilla, spinta da curiosità e interesse nei confronti di qualche cosa da manipolare, le mani mi hanno subito aiutata e così sono andata avanti senza preoccuparmi di ciò che andavo a fare o ciò che volevo trasmettere”.
La trevigiana Marialisa Povegliano utilizza una sorta di cellule, tendenti ora al tondo, ora all’ovale ed ora al quadrato per realizzare le sue argille smaltate ed inserite in cerchi di ferro corten. L’agglomerazione di tali cellule è sempre finalizzata ad alludere, pur se molto approssimativamente, a qualcosa: qui la sagoma di un busto per Felicità, la sagoma di un tronco con fogliame per Grande Albero ed infine uno stretto ingresso per Portale, tutti lavori eseguiti nel 2022. E forse in essa vive l’intento di esorcizzare la pandemia.
Marialisa Povegliano Bulfone compie una ricerca nell’ambito dell’attività artistica, al confine con la raffinatezza artigiana: una ricerca non recente, datata primi anni ottanta, che da qualche tempo si sta definendo in forme creative attente allo studio del colore e delle sue reazioni a contatto con i materiali.
L’abilità manuale le consente di raggiungere piena padronanza della “terra” e la sensibilità artistica la spinge in un mondo ideale alla ricerca di simbologie e di appartenenze estremamente personali, non filtrate, ma immediate. Una fantasia creativa che non appartiene ad alcun “ismo” artistico, nonostante quella costante tensione alla luce e alla luminosità che la contraddistingue, possa farcela apparire coerente con i grandi momenti della storia artistica che hanno attraversato il novecento.